Parità lavoro, ancora un’utopia: ecco perché

La parità lavoro è ancora un’utopia: 2 persone su 3 desiderano che il capo sia un uomo

Sono trascorsi parecchi anni da quanto è stata raggiunta una certa parità di trattamento sul lavoro: uomini e donne, ai sensi della legge, dovrebbero essere trattati, infatti, allo stesso modo e pertanto ricevere gli stessi diritti ed avere le stesse opportunità. Ma è davvero così?

parita-lavoroStando a quanto emerge dalle recenti novità, sembra proprio di no. Infatti, la recente indagine portata avanti dall’agenzia per il lavoro Randstad in merito agli equilibri di genere ha dimostrato che, se è vero che ben il 91% degli italiani prestare il proprio servizio in un ambiente lavorativo variegato (ovvero composto sia da uomini che da donne), ben 8 persone su 10 preferiscono che, a parità di formazione e competenze, il posto di lavoro venga occupato da persone di sesso maschile. Ma c’è di più: ben due persone su tre vorrebbero che il loro capo sia un uomo.

Perché queste differenze? Perché questa discrepanza? Secondo Randstad, appare una visione del rapporto lavorativo ancorata alle vecchie tradizioni secondo le quali maggiori potenzialità adatte al contesto lavorativo siano da demandarsi all’essere maschile: concentrazione, capacità di mantenere il controllo sullo stress, e migliori capacità di gestione della stanchezza sarebbero rappresentativi di un’idea generale, che andrebbe tuttavia contrastata con una migliore sensibilizzazione.

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