La storia della pinsa romana

L’Italia è famosa in tutto il mondo non solo per l’arte, per la cultura, per tutti i luoghi bellissimi che la Nazione offre, ma anche per la cucina.
Da nord a sud ci sono moltissimi piatti tipici e, fermandosi a Roma, oltre alla carbonara e alla cacio e pepe, sicuramente troviamo la pinsa.
Ma vi siete mai chiesti come è nata questa pizza particolare?

A Roma moltissimi persone vanno per il colosseo, la fontana di trevi, San Pietro, ma ce n’è sono altre che vanno per la carbonara, per l’amatriciana, la cacio e pepe e soprattutto la pinsa.
Ma quindi, che cos’è la pinsa e qual è la sua storia? 
Innanzitutto, la pinsa, come si immagina dal nome, è una pizza.
Se si cerca su internet, è difficile trovarne traccia prima del 2001.
Corrado Di Marco, che4 è un imprenditore che proviene da una famiglia di fornai in campo fin da inizio Novecento, sostiene di averla ideata in quell’anno con tutte le caratteristiche che ad oggi si trovano ovvero la sua forma ovale, il suo mix di farine ovvero soia, frumento e riso.
Senza dimenticare ovviamente il peso del panetto e l’alta idratazione dell’impasto che riguarda l’ottanta per cento.
C’è invece chi dice che la pinsa, anche se in maniera diversa, esisteva già nell’Antica Roma.

Secondo questa teoria, la pinsa sarebbe una vera e propria rivisitazione, fatta in chiave moderna ovviamente, di una ricetta antichissima.
Questa ricetta riguarda una specie di pane basso e duro usato come piatto che poi veniva ammorbidito dal condimento messo sopra ed infine veniva mangiato. Questa antenata della pizza è citata dall’Eneide di Virgilio e lo stesso nome della pinsa testimonierebbe l’ascendenza latina, dato che pinsère in latino significa “pigiare”, “schiacciare”.

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