Quaranta anni fa, Mario Amato, giudice palermitano e procuratore della Repubblica di Roma, venne sparato alla nuca da due esponenti dei nuclei armati rivoluzionari.
Oggi a Roma, nel luogo esatto in cui è morto, si è tenuta una commemorazione.
Mario Amato è morto esattamente quaranta anni fa all’incrocio tra Viale Jonio e Monte Rocchetta.
E’ proprio lì che oggi si è tenuta una commemorazione in suo onore, alla quale erano presenti Bonafede, Bergamo e Caudo, insieme ovviamente ai parenti e amici.
Alla commemorazione anche il figlio che ha speso qualche parola.
”E’ meschino e brutto. E’ immorale e vigliacco uccidere alle spalle un proprio simile senza nemmeno avere il coraggio di guardare negli occhi dell’altro, è un movimento avverso e contrario anche a quei principi democratici che difendono e comprendono le minoranze, che soni proprio il motivo per cui le minoranze fasciste ancora oggi hanno modo e libertà di espressione.” Queste furono le parole del figlio tempo fa.
Oggi ha voluto aggiungere qualcos’altro al suo discorso: ”raccogliamo il monito del presidente della Repubblica: l’unica fedeltà che si richiede a un servitore dello Stato è quella alla Costituzione e ai suoi principi”.
Anche Bonafede ha voluto esprimere la sua opinione a riguardo: ”Uno dei momenti più difficili che un ministro della Giustizia si trova ad affrontare è quando deve incrociare lo sguardo dei familiari di chi ha perso la vita per difendere lo Stato. Il loro senso delle istituzioni che li porta a ringraziare il ministro della Giustizia in questo momento presente con un dolore inguaribile e l’impossibilità di arginare una ferita che rimane aperta. Rimango stupito di venire ringraziato per la mia presenza.”
Con questo discorso super emozionante si conclude la commemorazione di oggi.