Dopo anni di silenzio e lavori dietro le quinte, Sant’Ivo alla Sapienza, la splendida chiesa progettata da Francesco Borromini riaprirà finalmente le porte a dicembre 2025, un rientro atteso da tempo, reso possibile da un accordo tra l’Archivio di Stato e la Diocesi di Roma.
Per chi non la conoscesse, siamo nel cuore di Roma, tra Corso Rinascimento e Piazza Navona. Sant’Ivo è incastonata dentro il cortile del Palazzo della Sapienza, antica sede dell’università, una chiesa diversa dalle altre, con quella sua cupola a spirale che sembra danzare nel cielo.
La chiesa era chiusa da tempo, troppo fragile per restare esposta, troppo preziosa per non essere protetta, i restauri sono cominciati nel 2016 e si sono allungati più del previsto, ma ora il traguardo è vicino. Le impalcature stanno per sparire, e dentro si tornerà a respirare quel silenzio luminoso che solo Borromini sapeva costruire con pietra e luce.
Antonio Tarasco, direttore generale degli Archivi, ha parlato di un gesto concreto per valorizzare la storia. Perché Sant’Ivo, oltre a essere un’opera d’arte, è anche un pezzo vivo della memoria collettiva. Non solo bellezza: identità.
In tanti ricordano l’apertura straordinaria dell’autunno 2024, per un giorno, studenti e curiosi erano entrati nel cortile, attraversato il corridoio nord, visitato la Sala Alessandrina. Era stato un assaggio, e anche una promessa ed ora quella promessa diventa realtà.
“Riaprire Sant’Ivo – ha detto Riccardo Gandolfi, direttore dell’Archivio di Stato – significa restituire un luogo che appartiene alla città. Non solo da ammirare, ma da vivere”.
La data esatta non c’è ancora, ma sarà a dicembre e stavolta Sant’Ivo tornerà accessibile in modo continuativo, con percorsi pensati per tutti. Un’occasione per scoprire (o riscoprire) un gioiello architettonico che ha fatto scuola nel mondo e che, finalmente, rientra nella vita culturale di Roma.